“IO ELVIS” IL LIBRO DI PAOLO BORGOGNONE

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La scomparsa a soli 49 anni della figlia Lisa Marie – avvenuta appena pochi giorni fa – ha riportato per l’ennesima volta alla ribalta nome della leggenda del rock and roll Elvis Presley, uno degli archetipi della musica mondiale contemporanea, a 46 anni dalla morte del cantante, avvenuta nel 1977.

“Io Elvis” è il titolo della biografia del “Re” del rock scritta, per Diarkos editore, dal giornalista e scrittore Paolo Borgognone. Un testo che ripercorre la vita, l’incredibile successo e la rovinosa caduta di una leggenda della musica capace di ispirare – con il proprio sound ma anche con la straordinaria presenza scenica – tutti gli artisti che gli sono succeduti e che hanno trovato, per così dire, un sentiero tracciato da lui da percorrere.

Elvis Presley era nato nel 1935 a Tupelo, Mississippi, nel profondo sud degli Stati Uniti, ancora scosso dalla gravissima crisi finanziaria del 1929 e alle prese con la propria storica arretratezza, anche ideologica. Ma abitudini e convenzioni verranno spazzate via nel 1955 quando il ventenne – nel frattempo trasferitosi a Memphis dove risiederà per il resto dei propri giorni – prende letteralmente in contropiede il business musicale e l’America intera con la freschezza della propria voce, il coraggio di andare oltre i generi musicali prestabiliti e soprattutto la capacità innata di tenere in pugno il pubblico, con particolare attenzione a quello femminile, letteralmente conquistato dalle sue movenze sul palcoscenico. Una ventata di novità e freschezza che finirà per contagiare il mondo intero e contribuirà a dare la spinta a un fenomeno globale che trascende il semplice genere musicale per diventare invece stile di vita e fattore chiave nello sviluppo storico successivo. Con Elvis – e grazie a Elvis – nasce un pubblico fino a quel momento inascoltato e sottovalutato: quello dei giovani, che si prendono il centro della scena e rivendicano il diritto a scegliere come vivere la propria gioventù, quali vestiti indossare, come portare i capelli e costruirsi un futuro, scostandosi dalle esperienze delle generazioni che li hanno preceduti.

Intanto – ci racconta questa approfondita biografia – il mito di Elvis si sposta dalla scena musicale a quella cinematografica, con una carriera pianificata e perfettamente orchestrata da un personaggio meno noto ma dalla influenza basilare, il misterioso (e per qualcuno inquietante) Colonnello Parker. Gli anni ’60 trascorrono così quasi interamente con il cantante impegnato nel nuovo mestiere di attore, con pellicole che – se da un lato incassano al botteghino – dall’altro ne frustrano però via via l’afflato recitativo. Tanto che, nel 1968 mentre l’America e il mondo bruciano nel fuoco delle proteste e delle rivendicazioni sociali e razziali, Presley riappare prepotentemente sulla scena musicale con un evento straordinario, riprendendosi il palco e imponendo la propria straripante personalità con una rinnovava verve, espressa tanto nei dischi che nei concerti.

Alla parabola professionale, ci ricorda “Io Elvis”, si affianca tuttavia anche quella personale. Alla continua ricerca di rassicurazione e di conferme, Presley e la sua “banda” di amici, la cosiddetta “Memphis Mafia”, finisce per cadere in una spirale di dipendenza dai farmaci che finirà per costargli la vita e ne segnerà progressivamente l’esistenza degli ultimi anni. Appesantito e stanco, il Re deve – forse anche per soddisfare la necessità di denaro del suo manager che ha il vizio delle gioco – continuare a esibirsi per lo svogliato e disinteressato pubblico di Las Vegas che brucia, insieme, il suo mito e i tanti soldi inghiottiti dai casinò lungo lo Strip, la leggendaria “via del vizio” che taglia in due la città del Nevada.

La biografia di Borgognone ci accompagna, con precisione e attenzione, lungo il pendio del declino dell’artista e dell’uomo, sempre più isolato e malato, fino al tragico epilogo del 16 agosto 1977, quando il cuore di Elvis smette di battere nella sua Graceland, la grande casa che aveva comprato per farne una reggia per sua madre Gladys e che ospita oggi, in un giardino della memoria appositamente creato, le sue spoglie. A cui rendono ogni anno tributo milioni di fan che ancora adesso, a decenni dalla sua scomparsa, non hanno dimenticato il “Re” e il suo impagabile lascito.